Da tempo sentiamo parlare dell’olio di palma e dei suoi effetti negativi sulla salute come ad esempio l’innalzamento del colesterolo, dei trigliceridi e del grasso nel sangue, ma pochi sanno che è dannoso anche per l’ambiente.
Nonostante la campagna contro l’olio di palma, viene comunque sempre più utilizzato, sia per alimenti che per i cosmetici grazie al suo basso costo e alla sua versatilità. Global Palm Oil Production indica un aumento della produzione del 9,6% nell’ultimo anno. L’aumento esponenziale dei terreni coltivati ha fatto sì che venissero abbattuti ettari di foreste. In Indonesia e Malesia, che sono i due maggiori produttori, vengono distrutti ogni anno circa un milione di ettari di foresta. Ma c’è di più, per deforestare velocemente le aree, abitualmente vengono bruciate, emettendo così grandi quantità di gas serra. Si parla di 140 milioni di tonnellate di CO2 in un anno (Cifra calcolata nel 2010 nel Borneo). La deforestazione causa inoltre molti problemi di biodiversità. Quando una foresta viene sostituita da una piantagione, solo il 15% delle specie riescono ad adattarsi, causando così una vera e propria strage.
Purtroppo per alcune aziende è difficile sostituire l’olio di palma con altri tipi di oli vegetali, in quanto è l’unico tipo di olio che possa resistere senza deteriorarsi o irrancidire. Ha oltretutto una resa elevata, ovvero, per ottenere la stessa quantità di olio con la soia, servirebbero piantagioni 10 volte più grandi. Per poter uscire da questa situazione di stallo, bisognerebbe trovare un frutto alternativo con altrettanta resa, oppure utilizzare metodi agricoli diversi, come la coltura idroponica o su diversi piani.