La storia ci insegna che i Greci erano abili guerrieri. Per vincere le loro battaglie utilizzavano ogni mezzo e uno di questi era sparare dei serpenti nelle navi nemiche per distrarli durante gli assalti. I Greci utilizzavano un tipo di rettile particolare chiamato “Serpente Giavellotto”(Eryx jaculus) detto anche il Boa delle sabbie, perché era innocuo, ma poteva comunque creare paura e scompiglio durante la battaglia e dare tempo ai soldati di assaltare le navi senza che questi venissero avvelenati.
Il Boa delle sabbie era ormai considerato estinto da moltissimo tempo, venne avvistato un primo esemplare molti anni fa in Sicilia e da allora sporadicamente, veniva avvistato in zona. Alla fine del 2015 alcuni zoologi sono riusciti a individuare un gruppo di Boa delle sabbie a Licata (Agrigento), tre di questi sono stati catturati vivi per essere studiati. Gianni Isacco, il direttore scientifico del Museo di Storia Naturale di Comiso e Filippo Spadola dell’Università di veterinaria di Messina in collaborazione con Salvatore Russotto e Dino Scaravelli dell’Università di Bologna hanno pubblicato sulla rivista Acta Herpetologica l’analisi dettagliata del DNA del rettile.
Grazie a questi studi si è scoperto la presenza di una popolazione stabile e riproduttiva di Boa delle sabbie in Sicilia, circoscritta in un area di 40 chilometri quadrati, conosciuta come “la Piana”, vicino al fiume Salso. Sicuramente questo tipo di rettile è arrivato in Sicilia, trasportato dai Greci per motivi religiosi e bellici.
Questa leggendaria specie è considerata la più rara in Europa, nonché l’unico tipo di Boa presente in Italia. Per molto tempo era stato difficile individuarli a causa della loro natura “notturna”, infatti solitamente vivono sotto terra.